Il tema della disoccupazione femminile è ritornato al centro del dibattito pubblico e politico grazie alle recenti elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna. Mentre Bonaccini, però, vantava i successi della sua amministrazione emiliano-romagnola, il candidato indipendente Carlo Tansi denunciava “l’escalation” del fenomeno della disoccupazione femminile in Calabria, fanalino di coda delle classifiche negli ultimi quattro anni.
Le Regioni
Effettivamente, dati alla mano, nel periodo 2015-2018 la Calabria è sempre stata in fondo alle classifiche nazionali riguardanti la disoccupazione femminile. Secondo i dati Eurostat, nel 2015 il tasso di disoccupazione femminile era del 23,7%: il dato peggiore nel nostro Paese, staccato di ben 0,7 punti percentuali dalla penultima Regione, la Campania. La situazione ha toccato il picco negativo l’anno successivo, quando l’indicatore segnava 26,3%. Poi, una ripresa lenta ma non sufficiente: i dati riportano che nel 2016 il 24,2% delle donne calabresi non aveva un lavoro, per arrivare al 24,9% nel 2018: parliamo di 67mila persone. Complessivamente, tra il 2015 e il 2018 in Calabria il numero di donne disoccupate è aumentato del 5,1%.

Per fare un confronto restando in tema elettorale, dal 2015 al 2018 in Emilia Romagna i livelli di disoccupazione femminile sono migliorati del 19,8% e le donne senza lavoro sono passate da da 86mila a 71mila.
Le province
A livello provinciale, nel periodo 2015-2018 tre province calabresi su cinque hanno visto peggiorare il tasso di disoccupazione femminile: Cosenza (+12%), Crotone (+21%) e Vibo Valentia (+13%). Sia a Catanzaro che a Reggio Calabria, invece, c’è stato un calo del 5%. In Emilia Romagna, su 9 province abbiamo una sola casella rossa: a Reggio Emilia, le donne non lavoratrici sono salite dal 4,8% al 6,8%. È anche importante sottolineare, però, che questi tassi non si riescono comunque ad avvicinarsi a quelli calabresi. Nel 2018, a Crotone i 35,3% delle donne non lavorava: il dato peggiore tra tutte le province italiane.


I comuni
Per restringere ancora di più la nostra lente di ingrandimento e analizzare la situazione a livello comunale occorre tornare indietro al 2011, la data dell’ultimo censimento. In Calabria, il livello più alto di disoccupazione femminile è stato toccato a Mongiana, in provincia di Vibo Valentia, dove nove anni fa il 63,6% delle donne non lavorava.

La situazione è addirittura andata peggiorando dal precedente censimento, relativo al 1991, quando il record negativo era detenuto da Feroleto della Chiesa (RC), con un tasso del 59,9%. Continuando il confronto con l’Emilia Romagna, nel 2011 il comune con il maggior livello di disoccupazione era Zerba, in provincia di Piacenza, dove il 44,4% delle donne non lavorava. Pur restando un dato allarmante, è comunque ben inferiore al record calabrese e rappresenta una singolare eccezione: il secondo comune con il livello di disoccupazione più alto, infatti, era Pecorara, sempre a Piacenza, dove il tasso registrato è stato del 22,4%. Uno stacco netto, quindi, tra i primi due comuni emiliano-romagnoli. Circostanza che non si verifica in Calabria, dove la classifica procede in maniera graduale indicando il 62,4% di disoccupazione femminile a San Lorenzo Belizzi (CS) e il 60,3% a Zungri (VV).

E in Europa?
In Calabria, il fenomeno delle disoccupazione femminile va quindi in controtendenza rispetto all’andamento nazionale: se complessivamente in Italia l’indicatore segue un trend di miglioramento, nella punta dello stivale le donne restano sempre più a casa. Ritroviamo questa situazione negativa — anche se solo parzialmente — analizzando il più ampio quadro europeo. Nel periodo 2015-2018, infatti, l’Italia ha perso quattro posizioni nella classifica con i 28 Stati, pur riuscendo ad abbassare la disoccupazione femminile a livello nazionale. Nel 2015 il tasso era del 12,7% ed eravamo in 22esima posizione. Nel 2018, pur con un livello di disoccupazione femminile sceso all’11,8% e un tasso di disoccupazione totale diminuito dall’11,9% al 11,6%, siamo caduti in 26esima posizione: significa che, pur migliorando a livello nazionale, gli altri Paesi europei hanno fatto meglio di noi.

Database di riferimento: Database disoccupazione femminile Calabria